Oggi l’uomo ha raggiunto obiettivi davvero sorprendenti soprattutto se ci paragoniamo agli altri animali. Abbiamo esplorato e conquistato ogni angolo del pianeta,
sviluppato soluzioni tecnologiche diventate ormai indispensabili, abbiamo un'autoconsapevolezza di noi stessi e una capacità cognitiva estremamente avanzata a tal
punto di cercare di creare algoritmi altrettanto intelligenti e allo stesso tempo fermarsi a ragionare su quesiti etici fuorché banali.
Ciò che siamo oggi, cio che la società umana è diventata è frutto della socialità, cioè la capacità di creare e mantenere relazioni sociali tra di noi.
E’ proprio dall’unione di un gruppo di persone e delle relazioni sociali tra loro che nasce una Rete Sociale.
Figura 1.In una rete sociale i nodi rappresentano le persone e gli archi rappresentano le relazioni sociali.
All’interno di questa rete possiamo dividere i collegamenti in due gruppi: i collegamenti forti e i collegamenti deboli. I primi sono tutti quei collegamenti che rappresentano relazioni stabili e quotidiane che una persona può avere con amici e familiari. Invece, i collegamenti deboli rappresentano le relazioni sporadiche, relazioni con persone che si vedono di tanto in tanto o con cui non si hanno molte cose in comune ma con cui si passa del tempo assieme a causa di un determinato impegno, ad esempio, i colleghi di lavoro.
Nel 1973 Mark Granovetter studiando le reti sociali e dividendo i collegamenti in forti e deboli ha definito la “Teoria dei collegamenti deboli”, questa teoria è una delle teorie cardine della sociologia e delle reti sociali, con forti implicazioni in ambito politico fino al mondo del marketing. La teoria afferma che in ambito lavorativo i legami deboli sono più vantaggiosi dei legami forti, sostenendo, quindi, che sono i legami deboli ad aumentare la probabilità di trovare nuove posizioni lavorative, salari migliori e nuove opportunità. La teoria si basa sul fatto che in un cerchio ristretto di persone molto legate tra di loro (amici, fratelli, partner, genitori…) le informazioni che vengono condivise tendono a essere ripetitive, monotone, non si ha una finestra aperta sul “mondo esterno”.
La teoria funziona anche se ci concentriamo sulla cultura personale: in una cerchia ristretta di persone un determinato individuo non ha accesso a nuove fonti di informazioni, non arricchirà la propria conoscenza perché conosce già abbastanza bene le altre persone che fanno parte della cerchia. Se invece tra più gruppi ristretti distinti di persone si vengono a creare dei collegamenti deboli ecco che nuove informazioni vengono scambiate tra i vari gruppi. Pensa a quando nel classico gruppo di amici si è aggiunta una persona proveniente da un altro paese, quante cose hai imparato grazie a questo evento?